Le «talpe» della Finanza nelle telefonate di Milanese
RICHIESTA ALLA CAMERA PER I TABULATI. SOLDI E DONI A UFFICIALI
Le «talpe» della Finanza nelle telefonate di Milanese
«Indagini rallentate». Il giudice: individuare chi ha rallentato o manipolato le indagini incassando somme
ROMA – Ci sono ufficiali delle Fiamme Gialle che avrebbero diviso con Marco Milanese i soldi e gli altri doni lussuosi ottenuti dagli imprenditori. Per individuarli la Procura di Napoli chiede di utilizzare i tabulati telefonici del deputato del Pdl accusato di associazione a delinquere, corruzione e violazione del segreto. Il pubblico ministero Vincenzo Piscitelli ha trasmesso a Montecitorio l’autorizzazione a ottenere dai gestori Wind e Tim l’elenco di chiamate ed sms su due schede telefoniche intestate al ministero dell’Economia, dal primo gennaio 2010 al primo maggio 2011 «per ricostruire i rapporti da lui intrattenuti con esponenti della Guardia di finanza».
In attesa che la giunta e poi l’aula della Camera si pronuncino sull’ordine di arrestogià firmato dal giudice, l’inchiesta continua, dunque, a concentrarsi sulla «rete» di contatti dell’ex consigliere politico del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Legami stretti con chi lo informava in tempo reale sugli sviluppi delle indagini avviate sul suo conto e su quello dei suoi amici. Informazioni riservate che – questo dice l’accusa – Milanese avrebbe poi sfruttato per ricattare quegli stessi imprenditori ottenendo soldi, gioielli, auto di lusso, viaggi, per sé e per la fidanzata Manuela Bravi, che di Tremonti è la portavoce. Altri regali e documenti segreti potrebbero essere stati occultati dallo stesso Milanese in alcune cassette di sicurezza che sono già state sequestrate e che ora il magistrato vorrebbe poter aprire, ma anche per questo è necessario il via libera del Parlamento.
Quale sia l’obiettivo degli accertamenti ben si comprende leggendo l’ordinanza di arresto, quando il giudice Amalia Primavera scrive: «Le attività di indagine ulteriori dovranno essere tese ad individuare gli esponenti della Guardia di finanza che hanno comunicato al Milanese o a persone a lui vicine le notizie relative alle investigazioni descritte in precedenza e che hanno poi operato per rallentare le indagini o manipolarne gli esiti, partecipando probabilmente alla ripartizione delle somme corrisposte a tal fine da Viscione (l’imprenditore che di aver dato a Milanese soldi e beni ndr ) e forse anche da altri). La posizione di preminenza gerarchica ed amministrativa del Ministero dell’Economia e finanza sulla Guardia di finanza, con le prevedibili ricadute in tema di promozioni, trasferimenti sugli appartenenti del predetto Corpo ha certamente favorito le condotte in contestazione unitamente, come è ovvio, alla diretta provenienza del Milanese dal medesimo corpo militare dal quale si è congedato con il grado di colonnello».
Il giudice sottolinea come si tratti di «indagini particolarmente complesse» e nell’evidenziare la necessità che Milanese sia arrestato mette in guardia anche da quello che potrebbe accadere. Scrive infatti: «Appare evidente che la posizione di potere tuttora rivestita dal Milanese – malgrado, giova ripeterlo, le sue recenti dimissioni – gli consentirebbe un ampio margine di intervento e di pressione sulle persone oggetto delle successive investigazioni e, in generale, negli ambiti societari ed amministrativi dove queste dovranno ancora svilupparsi». La possibilità di un inquinamento delle prove è stata sottolineata anche dal pubblico ministero per spiegare la scelta di mettere sotto sequestro le cassette di sicurezza sino a quando la camera deciderà sull’eventuale apertura quando spiega che «vi è fondato motivo di ritenere che Milanese possa asportare quanto eventualmente ancora contenuto nelle cassette e conseguentemente frustrare le finalità della perquisizione».
È stato l’esame dei conti correnti aperti presso il Banco di Napoli e il Credito Artigiano a rivelare le movimentazioni di soldi di Milanese e soprattutto la sua capacità di ottenere contratti e consulenze da Enti pubblici, che sommava alla sua attività di parlamentare e all’incarico di consigliere politico del ministro Tremonti. Adesso si cerca di capire quale fosse la contropartita, anche tenendo conto della spartizione politica delle nomine nelle aziende di Stato nella quale Milanese ha mostrato di poter rivestire un ruolo da protagonista.
Fiorenza Sarzanini
Fiorenza Sarzanini
12 luglio 2011 10:06