Appalti e favori, Sogei nella bufera
IL DEPUTATO, EX CONSULENTE DI TREMONTI, AVREBBE OTTENUTO LAVORI PUBBLICI
Appalti e favori, Sogei nella bufera
Nuove accuse a Milanese: «Lavori per 25 milioni in cambio di ristrutturazioni»
NAPOLI – Appalti per oltre 25 milioni di euro in otto anni ottenuti a trattativa privata dalla Sogei. Lavori pubblici ricompensati con favori e con ristrutturazioni da favola nelle case dei potenti. L’indagine dei magistrati napoletani sulle attività di Marco Milanese – il parlamentare pdl, ex consulente politico del ministro Giulio Tremonti, accusato di associazione a delinquere e corruzione – adesso punta agli affari della Società Generale d’informatica controllata dal Tesoro. E fa scattare una nuova accusa di corruzione e finanziamento illecito ai partiti per lo stesso Milanese, per l’ex presidente Sandro Trevisanato e per Angelo Proietti, il costruttore titolare della Edil Ars che ha beneficiato delle «commesse». E si è occupato del rifacimento da 200 mila euro dell’appartamento di via di Campo Marzio, a Roma, che proprio Milanese aveva messo a disposizione di Tremonti dopo averlo preso in affitto dal Pio Sodalizio dei Piceni.L’INDAGINE – L’inchiesta del pubblico ministero Vincenzo Piscitelli segna dunque una nuova svolta e questa parte passa al collega romano Paolo Ielo, competente per territorio. Perché è proprio nella capitale che, dice l’accusa, sarebbero stati concordati i patti illeciti. Sono almeno tre i testimoni che accusano Milanese e Trevisanato di aver favorito Proietti concludendo gli affari a trattativa privata, nonostante in molti casi fosse indispensabile la gara pubblica. Tra loro c’è il Direttore generale del Tesoro Fabrizia Lapecorella. È stata lei ad illustrare ai magistrati i risultanti dell’ audit interna effettuata dopo il deposito della relazione della Corte dei Conti di due anni fa che evidenziava numerose «anomalie di gestione». In particolare veniva stigmatizzato il ricorso troppo frequente alle procedure di urgenza per l’assegnazione degli appalti, oltre alle «modalità poco efficaci di selezione dei fornitori».
IL TESTIMONE – Lo stesso Proietti, interrogato come testimone e poi iscritto nel registro degli indagati, non ha potuto negare i propri rapporti privilegiati con Sogei pur cercando di minimizzare la portata degli affari perché, ha specificato, «il mio cliente principale è la Santa Sede». Effettivamente la Edil Ars si occupa dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, della Pontificia Università Lateranense, dell’ospedale «Bambino Gesù», della Direzione generale dei servizi tecnici di edilizia del Governatorato del Vaticano. Ma questo non impedisce di avere rapporti stretti con i vertici della Società Generale, tanto che l’imprenditore si sarebbe occupato della manutenzione degli immobili di numerosi dirigenti dell’azienda pubblica e del ministero dell’Economia.
IL SISTEMA DI POTERE – Un vero e proprio «Sistema» di potere che sembra ricalcare quello già scoperto durante l’indagine sugli appalti dei «Grandi Eventi», con il ruolo predominante dell’imprenditore Diego Anemone ottenuto grazie ai legami con il provveditore Angelo Balducci e con il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. In questo caso lo sponsor più convinto di Proietti era proprio Milanese che sarebbe riuscito a fargli assegnare 15 appalti da oltre 15 milioni di euro tra il 2002 e il 2006 e altri lavori per un totale di 10 milioni di euro tra il 2006 e il 2010. Senza contare i lavori che la Edil Ars ha ottenuto con subappalti – talvolta «occulti» – da altre imprese. Una sorta di monopolio che Proietti era ben disposto a ricambiare mettendo a disposizione la sua ditta, come avvenuto appunto per l’appartamento poi utilizzato da Tremonti.
IL VERBALE – Racconta a verbale il 28 giugno scorso Alfredo Lorenzoni, il segretario generale del Pio Sodalizio dei Piceni convocato da Piscitelli: «Milanese è intestatario di due contratti di locazione: uno stipulato nel 2001 per un immobile di via dei Prefetti di circa 50 metri quadri per una signora sua ospite. L’altro stipulato nel febbraio 2009 per l’appartamento di via di Campo Marzio che necessitava di lavori di circa 250/260 mila euro e concordammo l’esecuzione a suo carico per una cifra di 200 mila euro dal cui ammontare andava mensilmente scomputato il canone d’affitto». Dunque Milanese risparmiava però, come risulta dai documenti contabili, i soldi per la ristrutturazione non sono mai stati versati alla Edil Ars.