Milano, l’architetto mazzetta Il secondo tempo della corruzione
Milano, l’architetto mazzetta Il secondo tempo della corruzione
Da settimane i magistrati di Milano stanno interrogando l’architetto Michele Ugliola coinvolto in un giro di mazzette nel comune di Cassano d’Adda. Le sue dichiarazioni, però, vanno oltre e adesso minacciano di terremotare importanti esponenti regionali di Lega e Pdl
La storia, tutt’altro che chiusa, adesso promette di terremotare buona parte della politica lombarda. Ugliola, infatti, ex socialista, poi vicino a Forza Italia, già finito in guai giudiziari assieme all’ex assessore comunale del Pdl Giovanni Terzi, è uomo dai tanti contatti che vanno ben oltre la piccola realtà di Cassano. Di questo sta parlando con i pm. Di amicizie, denaro e politici. Insomma, sul tavolo della procura non c’è solo l’affare Penati. Ci sono diversi verbali segretati e soprattutto il secondo tempo della corruzione che coinvolge importanti esponenti regionali di Pdl e Lega nord
Sulla figura di Ugliola, infatti, si concentrano due tronconi d’indagine: il primo confluisce nell’inchiesta sulle bonifiche di Giuseppe Grossi e sulle speculazioni immobiliari di Luigi Zunino, compresa quella per l’ex area Falck a Sesto San Giovanni. Il secondo, invece, parte da Cassano e si incardina sulle dichiarazioni di Ugliola e del cognato Gilberto Leuci. Il sistema è lineare: Leuci batte cassa dagli imprenditori ritirando mazzette in contanti anche di 500 mila euro. Quindi passa il denaro all’architetto che lo distribuisce ai politici.
Il nome di Ugliola, titolare della Tema Consulting con sede in via Zuretti a Milano, emerge per la prima volta il 21 settembre 2009. I pm Laura Pedia e Gaetano Ruta, titolari dell’inchiesta sul re delle bonifiche Giuseppe Grossi, lo accusano di avere emesso fatture false per circa 800 mila euro all’Immobiliare Cascina Rubina (Icr) controllata dalla Risanamento di Zunino e proprietaria dei terreni dell’area Falck. Durante le perquisizioni spunta una scrittura privata in cui a Ugliola viene conferito un incarico proprio in relazione alle aree di Sesto San Giovanni. In sostanza l’architetto deve interfacciarsi con l’amministrazione pubblica per conto dei privati. Gli accertamenti successivi mostrano che le consulenze sono state affidate a Ugliola direttamente da Risanamento e non da Icr. Secondo i finanzieri mancano elementi certi per dimostrare che l’attività sia stata svolta effettivamente. E dunque, se così è, a cosa sono serviti gli 800 mila euro?
Nell’autunno del 2010, il sindaco di Sesto, Giorgio Oldrini (indagato dalla Procura di Monza), risponde a un’interrogazione dei Verdi sulla presenza di Ugliola in comune. “A volte gli incontri erano tra diverse persone e qualcuno di noi dice: magari era assieme agli altri”. La risposta non risolve. Una cosa è certa: Ugliola ottenne l’incarico da Zunino di mediare con la politica sestese, per questo emise fatture fino a 800 mila euro, ma nessuno lo vide mai in comune. Un dato che non sfugge agli investigatori consapevoli di trovarsi davanti a un protagonista assoluto della scena politico-affaristica lombarda
E del resto la caratura dell’architetto emerge già il 13 ottobre 1998 quando finisce in carcere per una tangente da 250 milioni di lire all’allora consigliere comunale di Milano Giovanni Terzi, già assessore all’Urbanistica a Bresso. Anche qui il gioco è quello delle consulenze che Ugliola incassa senza fornire prestazioni. Sarà lui stesso a raccontarlo ai pm: “Quello era un incarico professionale che di fatto costituiva uno schermo per la mia attività di raccordo tra i privati e l’amministrazione di Bresso”. Dopo queste dichiarazioni l’architetto viene rimesso in libertà. E assolto definitivamente nel 2005. In quello stesso anno la Finanza trasmette un’informativa ai pm che indagano su Antonveneta. La nota, che non avrà rilevanza penale, rivela che il commercialistaSalvatore Randazzo, siciliano di Paternò, professionista di riferimento della famiglia La Russa, “è il depositario delle scritture contabili di Michele Ugliola”.
Sei anni dopo sul tavolo ci sono le modifiche del Pgt a Cassano d’Adda. Ugliola va a braccetto con il sindaco Pdl Edoardo Sala, che impone il suo architetto di fiducia all’imprenditore Fausto Crippa per la riqualificazione dell’ex Linificio Canapificio nazionale, uno dei più grandi d’Europa. “Ugliola – racconta Crippa – mi disse che se volevo l’approvazione del progetto era necessario elargirgli del denaro”. Di più: Crippa firma una scrittura privata in cui si impegna a versare a Ugliola un milione e mezzo di euro per consulenze. “Le richieste di Ugliola – dice – erano motivate dalla necessità di dover pagare non meglio specificati politici”.
E di politici l’architetto ne conosce molti. Tra questi c’è il leghista Marco Paoletti, anche lui indagato nell’indagine di Cassano. I due sono molto amici. Ed è lo stesso rappresentante del Carroccio, ex assessore locale e consigliere provinciale a Milano, a svelare il vero mestiere dell’architetto. Siamo nell’agosto 2009, Paoletti parla con Crippa. “Ugliola – dice – è più un mediatore, un intrallazzatore”. E ancora: “Quando bisogna mediare tra imprenditori, tecnici e politici ci vogliono anche questi personaggi”. Insomma il malaffare di oggi non è diverso da quella di ieri quando, racconta Leuci ai pm, Ugliola con il cognato e due dirigenti Esselunga mette in piedi un comitato d’affari. Il progetto (che non avrà rilievo penale): individuare aree dove costruire, ottenere i permessi corrompendo un funzionario del Comune di Milano, quindi proporne l’acquisto a Zunino, il quale a sua volta avrebbe girato l’affare all’ignaro Bernardo Caprotti. L’escamotage: la presenza di dirigenti Esselunga conniventi. La storia, dunque, sembra ripetersi con declinazioni diversi e identici risultati. Intanto la voce della collaborazione di Ugliola è già girata nei Palazzi della politica. E molti, ora, temono il peggio.