A distanza di quasi un anno e mezzo dalla pubblicazione di “C’è chi dice no” riceviamo ancora commenti e recensioni da parte di lettori e cittadini impegnati dal punto di vista civico. Questa che segue viene dal Trentino:
“Lettura stimolante e oltremodo attuale (con molti distinguo ma non troppo) anche per la “piccola Rovereto”; infatti Lunedì 19/01/2015 si è svolta una prima assemblea pubblica inerente un gassificatore al plasma per lo smaltimento di rifiuti industriali che dovrebbe collocarsi nel Comune di Mori, limitrofo al Comune di Rovereto. Necessaria sarebbe stata la presenza di facilitatori, esperti di partecipazione e comunicazione…(soprattutto per le istituzioni – piano pensato 1 anno fa – espropri già effettuati [ma per altre motivazioni] – cittadinanza consapevole da circa un mese) ….. la cui mancanza ha radicalizzato inevitabilmente il dibattito esprimendo una protesta o un consenso non informato(i) che portano a poche argomentazioni (sia nei PRO che nei CONTRO) e soprattutto non contempla per ora la creazione di alternative e/o metodi di risoluzione alternativi tra gli estremi dell’asse:
apatia ____e/o____ protesta.
Noto una grave mancanza di “capacità partecipative”. Sopratutto nei politici ma anche nei cittadini (nessuno che abiti a distanza minore di 4km si è interessato o sa della cosa).
Due sottolineature.
1. Come sostenete chiaramente nel libro è necessario per gli amministratori avere competenze tecniche specifiche rispetto al loro ruolo, oltre che capacità amministrative quali la conoscenza delle norme/leggi/regolamenti e capacità manageriali.
Come poteva altrimenti denunciare R.Rossi? Sono pienamente in accordo.
2. Per la buona riuscita di una politica pubblica siano importantissime le capacità comunicative (unite alla trasparenza) e quelle atte a trasformare (incanalare?) la protesta in partecipazione attiva (intesa anche come scontro di argomentazioni).
Trovo la trasfusione (intesa proprio come la terapia; quindi immettere nel sistema competenze prelevate da altro donatore) di queste competenze negli apparati della P.A. italiana sia più che urgente. Sono pienamente in accordo.
Una domanda. Come? se non c’è la volontà/cultura politica…
Ma veniamo al libro. La lettura è scorrevole e accattivante. Non si parla solo di problemi ma ci sono molti spunti e/o esempi concreti su come migliorare le cose. Su tutte splendida la parte che descrive l’esperienza di Napoli.
Il libro è sicuramente uno stimolo all’impegno e alla difesa dei beni comuni. Mi sollecita e mi ricorda che è sempre la correttezza individuale la prima strada per qualunque tipo di cambiamento. Non possiamo delegare agli altri.
Prima cambiano gli individui personalmente, poi le organizzazioni e infine le istituzioni. Il percorso è lungo ma necessario (dobbiamo aspettare questo e lavorare in questa direzione in riferimento alla domanda precedente?).
La cornice è negativa ma positiva è l’analisi/spunto che si può trarre da ogni vicenda (a volte per l’epilogo a volte per il percorso/processo che è stato intrapreso).
La considerazione sintetica che mi stimola a caldo la lettura è la seguente: ognuno di noi può essere un Signor Rossi. A Napoli e a Torino descritti nel libro ce ne sono centinaia. I cittadini possono, e quindi devono, agire per il miglioramento continuo e costante.
Il libro risveglia la necessità (il bisogno?) di impegnarsi a livello civico. Complimenti.
Nicola Pietropoli”